Il popolo sovrano (?)

Tra poco più di un mese, a fine settembre, una ristretta élite di persone, andrà a votare per le Province. Finiti i tempi in cui i cittadini sceglievano i presidenti e i consiglieri provinciali, troppa grazia era. Al “popolo sovrano” di una democrazia sempre più rachitica e malata terminale, non resterà che prendere atto del risultato finale, esito delle fitte trattative che si svolgono in questi giorni tra i partiti e le aree politiche di appartenenza degli amministratori. Si chiamano elezioni di secondo grado. E sono elezioni singolari visto che il risultato è già noto per molte province. Noto e comunicato.

Non sono mai stata per l’abolizione delle province. In primo luogo perché non sono mai stata per diminuire ma per casomai aumentare i luoghi di rappresentanza, in secondo luogo perché nei 10 anni in cui sono stata sindaco, in un’ottica di decentramento dei poteri e di rifiuto di politiche centraliste, ho sperimentato l’importanza di un ente sovra comunale. In terzo luogo perché penso che non si butti mai il bambino con l’acqua sporca e dunque se un ente è governato male si cambiano i governanti non si abolisce l’istituzione.

Non è popolare dire questo? Lo so. C’è un sacco di gente che ha guadagnato consensi tanto facili quanto immeritati soffiando sul fuoco dell’antipolitica e animando quel delirio abolitorio che ha contribuito ad indebolire la rappresentanza e ridurne gli spazi. Faccio alcuni esempi, giusto per ricordare, proposte che sono circolate negli ultimi 10/15 anni, alcune per fortuna morte li dove erano nate, altre, purtroppo, andate in porto: aboliamo i piccoli comuni, aboliamo i comuni fino a 5000 abitanti, aboliamo le province, aboliamo il senato elettivo, riduciamo il numero degli eletti (invece di ridurre opportunamente le indennità).

Mi verrebbe da dirvi che ben vi sta abolitori seriali. Questa volta toccherete con mano, voi che volevate abolire le province, che esse ci sono ancora sia pure non un buona salute. Gli aboliti sono i cittadini elettori delle province, e cioè voi medesimi. Spero sia uno stimolo a riflettere che l’antipolitica spesso è un raffinatissimo imbroglio di cui la politica stessa fa ottimo e frequente utilizzo.

Comunque ricordiamo a cosa è dovuto e chi si deve ringraziare per questo nuovo esproprio di democrazia e di diritto.

Si chiama legge Delrio dall’esponente del Partito Democratico che gli ha dato i natali e il nome nel 2014. Li vennero stabilite elezioni di secondo grado per gli organismi delle province. Si disse che questa riforma semplificava e consentiva di risparmiare sulle elezioni ( pazzesco ma è così, come che siano le elezioni che ci impoveriscono) che non contrastava né con i principi democratici e né con quelli delle autonomie, perciò era vincolante per tutte le regioni comprese quelle a statuto speciale.

Una faciloneria clamorosa giustificata dalla certezza propria degli strateghi del PD, che le province, previste in costituzione, sarebbero state abolite a stretto giro dalla riforma costituzionale di Matteo Renzi. Non è andata così. Non tutte le ciambelle escono col buco. Solo che quando sbaglia al pasticcera al massimo la pietanza è un po’ indigesta. Quando “sbagliano” i sedicenti strateghi della sedicente sinistra che professa democrazia formale solo per finta, si fa un altro balzo di degenerazione.

Cosi, dopo 10 anni di commissari nominati ecco a voi i presidenti “eletti” tra bois e bois. Buon voto, grazie Italia, grazie sedicente sinistra, grazie PD.

Lucia Chessa Segretaria Natzionale dei Rossmori de Sardigna

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