Ringraziando dell’invito a partecipare al congresso Di Sardegna Chiama Sardegna, vi porto i saluti dei Rossomori de Sardigna e naturalmente i migliori auguri di buon lavoro.
Pensiamo che in questi tempi, ogni luogo in cui si discuta del futuro della Sardegna sia degno di attenzione. Non ho partecipato ai lavori della mattina ma ho letto con attenzione il vostro documento congressuale. Condividiamo molto delle vostra analisi su diverse questioni, ci accomuna anche il nostro comune profilo regionale che per noi, e credo anche per voi, non è una diminuzione ma è una scelta che deriva di un’idea precisa: ci sono livelli nazionali e sovranazionali giunti ormai ad una soglia di non ritorno, impermeabili ad un controllo democratico. Livelli nei quali poteri economici fortissimi schiacciano democrazie debolissime. Democrazie o post democrazie, o democrature. C’è incertezza anche nelle parole. Da qui deriva l’idea, a noi e credo anche a voi, che se ancora qualcosa si più fare, e deve esserci necessariamente qualcosa da fare , non può che prendere avvio dal basso, e dunque da un livello locale.
Detto questo però, per correttezza e anche per dare un senso alla nostra partecipazione al vostro congresso, partecipazione che non vogliamo sia solo formare e rituale, mi preme rimarcare alcuni punti che al momento ci dividono.
Premetto che noi pensiamo questa legislatura non arriverà a scadenza naturale. Nonostante il metodo dilatorio adottato dal Consiglio Regionale e dalla presidente Todde, presto verrà al dunque la questione della decadenza e si andrà al voto anticipato. Allora tutto quello che si è detto e si è ascoltato qui, avrà un punto di caduta nelle scelte che noi faremo, tra non molto, quando dovremo presentaci all’appuntamento elettorale e temo che qui possano emergere posizioni che ci divideranno.
Noi pensiamo che per superare le tante criticità che avete bene individuato nel vostro documento, subalternità, desertificazione economica e sociale, negazione di diritti, spopolamento, negazione di democrazia, sia illusorio affidarsi alle lusinghe di chi in tanti modi le ha determinate e non accenna ad assumere responsabilità alcuna.
Pensiamo che oggi nella nostra terra distinguere tra destra e sinistra (nelle pratiche ovviamente, non certo nei valori che differenziano profondamente queste due visioni) significa cadere in un trappola ideologica. Per noi in Sardegna esiste una destra e una sedicente sinistra che si alternano al governo della regione senza modificare sostanzialmente la situazione.
La nostra terra vive una crisi strutturale che non si risolve in quella finta alternativa. I partiti italiani, intendo quelli diretti da Roma, che guidano le due grandi coalizioni, e mai come negli ultimi decenni è avvenuto cosi, non danno alcuna garanzia. Occorre un progetto autonomo elaborato e soprattutto affidato alle mani di chi lo può realizzare, perché ne ha la libertà e ne ha la volontà.
Noi pensiamo che intrupparsi nelle grandi ammucchiate elettorali della due grandi coalizioni, con rapporti di forza così asimmetrici, non serva a contaminare, non serva a modificare, ma finisca per consolidare quel sistema offrendogli anche la copertura della novità, della faccia pulita. Noi sappiamo che questo sistema non ammette l’esistenza del pensiero non allineato, lo ammette solo se si allinea.
La Sardegna ha bisogno delle più ampie energie per cambiare rotta, ma energie che rappresentino elemento di rottura e sfuggano all’illusione di poter cambiare dall’interno. La storia recente dimostra che dall’interno non si cambia niente perché la normalizzazione è sempre dietro l’angolo.
Noi viceversa pensiamo che da fuori, nonostante la strada sia più scoscesa, nonostante sia richiesta molta più generosità e molta più fatica, si possa fare molto. E molto di più si potrebbe fare se si fosse uniti.
Lo dimostra l’esperienza della Pratobello che insegna che la mobilitazione popolare è possibile e le battaglie dal basso si possono fare. Lo dimostra anche la nostra battaglia sulla legge elettorale e quella contestuale per il diritto ad usare gli strumenti di partecipazione popolare con garanzie.
Detto tutto ciò vi salutiamo augurando a voi e a tutti che le vostre scelte e la vostra azione contribuisca a creare un vero orizzonte di cambiamento e di emancipazione per la Sardegna





